domenica 2 marzo 2014

Andata e ritorno

Che ardua scelta! E' sempre così quando non si sa cosa leggere, finisci un libro, ti rimane un senso di vuoto inspiegabile e non sai come colmarlo, hai davanti a te dei titoli, libri non ancora letti che aspettano finalmente il loro turno, libri che non rileggi da anni, libri che meritano una seconda lettura come seconda chance per non giudicarli definitivamente come spreco di soldi e denaro...come fare a scegliere?

Ho passato circa un'ora a osservare libri, sfogliando le pagine, leggendo un paio di righe, fissando la copertina e alla fine la mia scelta è caduta su di lui, "Lo Hobbit". Che bei ricordi quando trovai la mia prima copia di questo libro nella calza della Befana, che assomigliava di più ad un enorme sacco di iuta. Ero piccina, avevo 8 anni! Quel Natale avevo ricevuto "Il Signore degli Anelli"in una splendida edizione in tre volumi. Cominciai a leggerlo ma mi bloccai dopo pochi capitoli, era ancora troppo difficile per me, ma rimase per anni sul mio comodino come fosse una bibbia dell'immaginazione. Lo stesso anno, per la Befana appunto, ricevetti "Lo Hobbit" arricchito di splendide illustrazioni di Tolkien stesso e di altri disegnatori da ogni parte del mondo. Ecco, quello si che era più semplice da leggere e lo feci! Divenne la mia casa per molti giorni a venire. Ancora adesso, ogni volta che lo rileggo, ha per me qualcosa di speciale.   


Quanti sanno che Tolkien, oltre che grande studioso, letterato e scrittore era anche un sensibile artista dell'immagine? Ebbene si, il Maestro era un delicato illustratore, eclettico, il quale esplorava diverse tecniche e che applicò tutte ai disegni con i quali arricchì le prime edizioni dei suoi libri, soprattutto de "Lo Hobbit". Disegnò personalmente la sovracopertina della prima edizione inglese del 1937 de "Lo Hobbit". Poetiche anche le parole con le quali descrisse il suo libro nel risvolto di copertina di quella stessa edizione.
Se vi piacciono i viaggi di andata e ritorno fuori del confortevole e accogliente mondo occidentale in modo da andare oltre il Confine delle Terre Selvagge e poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe (dotato di un pizzico di saggezza, di un po' di coraggio e di una quantità considerevole di fortuna), ecco la storia di questo viaggio e di questo viaggiatore. Il periodo in cui si svolge è il tempo antico fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Bosco Atro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel seguire il percorso di questo umile avventuriero, verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) - se già non sapete tutto su questi argomenti - su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi, e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un periodo trascurato ma importante.
Infatti il signor Bilbo Baggings andò in visita a svariati personaggi importanti, ebbe una conversazione con il drago, Smog il Magnifico; e fu presente - sia pure controvoglia - alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto Bilbo Baggings era un Hobbit.
Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perchè - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, invece, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggings, vi darà un'idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando abbastanza raro. Non amano il rumore!

sabato 10 agosto 2013

Le lacrime di San Lorenzo

Il 10 Agosto, che bei ricordi!

Se ripenso a questo giorno mi vengono in mente le lunghe serate estive di quando ero bambina e si risaliva, insieme ai genitori e ai compagni di giochi del quartiere, su per la ripida salita che partiva proprio appena dopo casa, serpeggiando in mezzo al bosco, per arrivare in cima alla collina, nel nuovissimo quartiere di periferia, unica fonte di luce come un'isola illuminata in mezzo al nero stellato delle colline del basso monferrato. Ci si sedeva in mezzo a un campo col naso all'insù alla caccia di stelle cadenti nella speranza di esprimere tanti desideri e si finiva per schiamazzare e per dimenticarsi delle stelle correndo dietro alle lucciole o alle rane che gracchiavano nei fossi umidi.

Crescendo si perde la gioia delle piccole cose, ci si dimentica di guardare le stelle! L'ho fatto ieri sera, al fresco sul mio terrazzino. Per mia fortuna continuo ad abitare in collina, lontana dalle luci della città, e l'assenza della luna ha contribuito all'ora splendida che ho passato aspettando le stelle cadenti. Anche se era presto per la vera e propria pioggia, che dovrebbe manifestarsi nella notte tra lunedì e martedì, un paio di bolidi incandescenti ne ho visti, ma ero così estasiata e felice per aver riscoperto la gioia di stare col naso per aria che mi sono dimenticata di esprimere i desideri! Poco importa. Stanotte replicherò, e così tutte le notti, anche quando sarà passato il periodo di San Lorenzo poiché non voglio più dimenticare quella gioia infantile nel guardare l'infinito dello spazio con le sue stelle, la sua immaginazione e i suoi sogni.

Non bisogna mai dimenticare di sognare.

venerdì 9 agosto 2013

Per non dimenticare...

Che strano giorno ho scelto per aprire la porta della mia mente.

In questo giorno ricorre un anniversario particolare, il bombardamento su Nagasaki che segue di tre giorni quello su Hiroshima. 

Era mattina presto, le 8:16 minuti del 6 agosto quando l'aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica su Hiroshima. L’esplosione della bomba atomica avvenne a 580 metri dal suolo, e lo scoppio violentissimo provocò la morte di circa ottantamila persone. Il 90% della città fu rasa al suolo, e le fiamme divorarono in pochissimo tempo la maggior parte degli edifici presenti. Le persone sopravvissute (circa il 20% della popolazione) morirono successivamente per avvelenamento a causa delle radiazioni e per le necrosi sopraggiunte. L’America, non ancora soddisfatta, pianificò il secondo attacco che venne attuato il 9 agosto 1945 contro la città di Nagasaki. I due gravissimi episodi, verificatisi a breve distanza l’uno dall'altro, piegarono il Giappone alla resa, che avvenne il 15 agosto 1945, la Seconda Guerra Mondiale era ormai terminata. 

Agli occhi degli Stati Uniti e del mondo questo sembrò il prezzo da pagare per ottenere la fine di anni di atrocità. Tibbets, il pilota dell'Enola Gay, l'aereo che sganciò la bomba, e molti altri sostengono che la bomba risparmiò migliaia di nuove vittime, da sacrificare se si fosse resa necessaria l'invasione del Giappone, e che non meno distruttivi e sanguinosi furono, per la loro intensità, i bombardamenti convenzionali. Questa esperienza lasciò comunque tracce indelebili, è sufficiente riportare la drammatica esclamazione proferita dal capitano Robert Lewis subito dopo lo scoppio: «Mio Dio, che cosa abbiamo fatto?». Theodore van Kirk, navigatore di bordo sull'Enola Gay, ammise: «Io lasciai Hiroshima, ma Hiroshima non lasciò mai me».

Ciò che successe in quei due giorni segnò la storia e la memoria di un intero paese. Il Giappone ogni anno ricorda le migliaia di vittime di solo due bombe. 

Chiunque sia appassionato del Giappone, della sua storia, delle sue usanze, come me, si imbatte nel ricordo indelebile di quella tragedia in ogni aspetto anche del quotidiano, dai manga agli anime, all'arte e ai riferimenti sociali e culturali. Nella mia insaziabile sete di conoscenza qualche anno fa mi imbattei in un libro che, a mio parere, è uno dei più commuoventi resoconti di quei giorni: "Hirohima", di Hersey John"Nato da un reportage in Giappone a pochi mesi dall'esplosione, "Hiroshima" è una radiografia del male: il racconto della più grande catastrofe che l'uomo abbia provocato, ricostruito attraverso le vicende di sei esseri umani catapultati nell'inferno allucinante di un fungo radioattivo. Per milioni di uomini e donne, per una generazione di americani ed europei che non riusciva neppure a immaginare i giapponesi, le vittime della bomba ebbero di colpo nome, volto, storia. Quarant'anni dopo la prima pubblicazione, John Hersey è tornato a Hiroshima alla ricerca delle sei persone di cui aveva raccontato la vicenda. Il suo lavoro si arricchisce così di un nuovo capitolo conclusivo. Per continuare a scuotere la coscienza dell'umanità."


Alohomora!

"Alohomora" 

Il sussurro aprì la porta verso un mondo nuovo, un ambiente privato, ma a disposizione di tutti. Eccoci qua, nuovo stile, stesso viaggio nella confusione di una mente stipata di ogni cosa.

Chi sono io? Sono una scintilla di magia, una pagina scritta o bianca che aspetta di essere scritta, un ruscello di montagna che scorre agitato verso valle.

In questo blog troverete di tutto, non posso imbrigliare la mia mente, e neppure guidarla su di una strada prestabilita, i miei interessi sono troppi e ognuno di loro potrebbe chiedere il suo spazio in questa "stanza".

Vedete quella libreria in fondo alla stanza? Piano piano si riempirà di libri nuovi divisi per generi e tipologie diverse. In ognuno di loro, un po' per volta scriverò un nuovo capitolo, così come gira il vento.

Questo è il mio mondo, siete così coraggiosi da dire la formula magica ed entrare insieme a me attraverso quella porta?